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Implantologia

Il termine di derivazione latina indica la fusione di un "elemento" all’osso.
Per implantologia (dentale) si intende quell'insieme di tecniche chirurgiche atte a riabilitare funzionalmente un paziente affetto da edentulismo totale o parziale mediante l'utilizzo di impianti dentali ovverosia elementi metallici inseriti chirurgicamente nell'osso mandibolare o mascellare, o sopra di esso ma sotto la gengiva, atti a loro volta a permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione della funzione masticatoria. Tali impianti possono essere di diverse forme inseriti in diverse sedi con varie tecniche e poi connessi alle protesi con diverse tempistiche.


Occorre ricordare che l’utilizzo della soluzione implantare permette di conservare integri i denti naturali adiacenti allo spazio da colmare in quanto la protesizzazione degli impianti non coinvolge se non di rado anche i denti naturali.

L’obiettivo di qualsiasi tipo di impianto è comunque quello di conseguire una completa osteointegrazione. Fu il Dr. Per-Ingvar Branemark, professore in Svezia presso l’istituto di biotecnologia applicata di Göteborg - a sviluppare il concetto di osteointegrazione e a coniare il termine alla fine degli anni ’60.


Costituzione degli Impianti

Il materiale più utilizzato per la produzione di impianti è il titanio, in forma commercialmente pura o nelle sue leghe ad uso dentale, materiale biocompatibile che non comporta reazioni da parte dell'organismo (popolarmente ma erroneamente note come rigetto). Gli impianti, posizionati nell'osso del paziente, verranno fortemente inglobati in esso dai fisiologici meccanismi della rigenerazione ossea, ossia avverrà la osteointegrazione sia in caso di carico differito (scuola svedese) e sia in caso di carico immediato (scuola italiana).

Ricordiamo che quando nell’organismo è presente un corpo estraneo, si può verificare un processo di organizzazione oppure una reazione immunitaria (antigene-anticorpo).

Quest’ultima, detta anche reazione di rigetto, si verifica quando nel corpo estraneo sono presenti delle proteine e non ha quindi luogo con materiali implantari in cui le proteine sono assenti. Il Titanio inoltre non provoca neppure reazioni da corpo estraneo, ma stabilisce con l’osso una connessione diretta che è alla base dell’osteointegrazione, pertanto il materiale implantare è un fattore importante nel raggiungimento dell’organizzazione tra tessuto osseo e impianto.

Talora tuttavia, in non più del 5% dei casi, per motivi che non sono sempre perfettamente noti e prevedibili, questo processo di connessione diretta tra osso ed impianto non si verifica per cui l’impianto non può sostenere la protesi e deve essere rimosso. Molte volte si forma un tessuto fibroso intorno all’impianto che è per l’appunto responsabile di una FIBROINTEGRAZIONE. Frequentemente, a discrezione dell’operatore, sarà possibile sostituire l’impianto andato perso con uno avente diametro maggiore e/o caratteristiche di superficie differenti. Gli impianti in Titanio possono anche essere ricoperti con ceramica di idrossilapatite (ceramica di fosfato di calcio) la quale non è in grado di indurre alcuna formazione diretta di osso (osseoinduzione), ma può indurre dei processi di catabolisi (distruzione) che ne comportano la sostituzione con osso (osteoconduzione). Tale osteoconduzione (abbondante crescita ossea anche al di fuori del tessuto osseo) può essere osservata anche in presenza di altri materiali da impianto. L’unica differenza è che calcio e fosfati dell’idrossilapatite vanno a far parte del metabolismo del sistema scheletrico. Pertanto la stratificazione degli impianti in Titanio con ceramica di idrossilapatite ha lo scopo di combinare le proprietà meccaniche del titanio con l’elevata possibilità che si generi osso sulla superficie ceramica.

Gli impianti hanno forme diverse: a connessione protesica e corpo cilindrico; cilindrico filettato; conico; conico filettato; senza connessione protesica; realizzati in pezzo monoblocco; a lama ad ago e a griglia, assai meno usati per la loro intrinseca difficoltà ma adeguati a risolvere situazioni particolarmente difficili e dove non si possano utilizzare tecniche di ricostruzione ossea. Gli impianti maggiormente utilizzati, i più testati clinicamente ed i più verificati con protocolli internazionali pubblicati sulle principali riviste scientifiche, sono quelli endossei che utilizzano protocolli di carico differito.


Metodiche di implantologia

Le metodiche di implantologia prevedono principalmente due tecniche chirurgiche :
two stage: in due fasi, la prima "sommersa", ovvero con inserimento dell'impianto, sutura sottomucosa e successiva riapertura della mucosa dopo 2-6 mesi ed avvitamento del"pilastro dentale" sull'impianto;
one stage: inserimento dell'impianto, che viene lasciato transmucoso, emerge la testa dell'impianto, si potrà così o lasciare guarire (sempre per 2-6 mesi) per integrazione ossea o caricare immediatamente, con apposito pilastro dentale, in modo provvisorio o definitivo, a seconda dei casi. Naturalmente gli impianti monoblocco sono obbligatoriamente impianti one stage a carico immediato.
In base alla tempistica si parla di:
implantologia a carico differito: in cui dopo aver inserito il pilastro si aspetta qualche mese prima di inserire la protesi, questo per favorire l’osteointegrazione soprattutto in quelle persone che hanno una scarsa densità ossea, un supporto gengivale inadeguato, che soffrono di bruxismo, ecc.


 

implantologia a carico immediato: in questo caso invece la protesi viene montata insieme al pilastro. Questa tecnica ha sicuramente una compliance maggiore per il paziente che, grazie all’eccezionale resistenza e all’immediata osteointegrazione del titanio, può uscire dallo studio dentistico già con la protesi montata senza nessuna controindicazione o pericolo.


Protocolli Operativi

Secondo il protocollo standard tradizionale esistono due fasi:
Fase chirurgica: Consiste nell'inserimento di uno o più impianti nell'osso dopo l'esecuzione di anestesia locale e una piccola apertura della gengiva. Questo atto è assolutamente indolore e la sua durata di solito breve dipende dal numero degli impianti da inserire e dalle difficoltà del caso. Dopo l'inserimento del/degli impianti, i tessuti gengivali vengono suturati nella loro posizione originale e gli impianti rimangono sommersi. Oppure, come più spesso viene fatto oggi, viene posta sull'impianto una vite in titanio (pilastro di guarigione), che sporge di poco e attorno ad essa la gengiva guarisce senza alcun dolore. I punti di sutura vengono rimossi dopo 8-14 giorni.

Dopo il periodo di guarigione (di circa 3 mesi nella mandibola e di 4 nel mascellare superiore) si passa alla Fase Protesica: viene presa un impronta per la costruzione dei monconi individualizzati. Questi monconi verranno fissati definitivamente sugli impianti, solitamente con l'uso di una vite e la costruzione della protesi definitiva può iniziare, come se si trattasse di protesi su denti naturali. Tutto questo in assenza di dolore e spesso senza l'uso di anestesia.
In casi particolari dove vengono utilizzati innesti ossei e tecniche di rigenerazione dei tessuti, il tempo di guarigione può essere più lungo.
Il fatto che una piccola percentuale di impianti vengono perduti è dovuto a:
• fattori legati all'ospite: osso disponibile di non buona qualità e/o di volume insufficiente, non raggiungimento della stabilità immediata e in piccola parte a fattori non noti.
• legati alla procedura di inserimento: surriscaldamento dell' osso e/o infezione del sito di inserzione.

L'influenza di questi fattori può essere minimizzata con una attenta selezione dei casi, con l'applicazione dei protocolli idonei e una meticolosa esecuzione delle procedure. E’ questa infatti l’utima conquista : l’ Implantologia protesicamente guidata con carico immediato computer assistito.


La tecnologia al servizio dell'implantologia

La tecnologia CAD-CAM (cioè computer assistita) si pone al servizio dell’implantologia consentendo di ricostruire ,a partire da un modello virtuale, la situazione clinica del paziente così da simulare l’intervento di inserimento di impianti.
Grazie all’impiego di particolari software,partendo dalle immagini ricavate tramite un esame tomografico DENTASCAN, è oggi possibile ottenere un' elaborazione virtuale o un vero e proprio modello di replica dell’anatomia della zona dove andranno inseriti gli impianti,dei quali si può anche determinare la posizione e l’inclinazione in rapporto alla condizione ossea del paziente e alla posizione del dente da ricostruire ,definita dallo studio protesico preliminare. I dati così ottenuti vengono quindi trasformati in una mascherina individualizzata attraverso la quale è possibile eseguire nella bocca quanto programmato in precedenza al computer.
Il vantaggio nell’utilizzo di questa metodica consiste nell’assoluta certezza e controllo della posizione dell’impianto, sfruttando ogni porzione ossea disponibile,senza incorrere nel rischio di ledere strutture anatomiche sensibili e riducendo parallelamente al minimo i tempi dell’intervento ed il trauma operatorio, migliorando quindi il decorso post intervento.
Dopo aver effettuato una TAC al paziente, si simula al computer il tipo, il numero e la posizione degli impianti da mettere con precisione assoluta, nella posizione ideale.
I dati , vengono trasformati in una mascherina chirurgica che presenta alcuni fori calibrati ed orientati perfettamente: ciò permette di inserire gli impianti nel punto esatto dell’osso. Gli impianti vengono messi senza necessità di lembi chirurgici e successivi punti di sutura. (tecnica Flapless)
Si riducono i normali postumi chirurgici come il gonfiore, il sanguinamento e il dolore così il paziente può svolgere la sua normale vita sociale. Un altro aspetto positivo di questa sofisticata valutazione pre-chirurgica è che si può costruire una protesi provvisoria da collegarsi stabilmente agli impianti appena inseriti, permettendo il così detto “carico immediato”, con la possibilità di masticazione e ottenendo la “funzione immediata”. Questa tecnica tuttavia può essere applicata solo in casi clinici selezionati poiché il fatto di lavorare a cielo chiuso ostacola quasi interamente le varie tecniche d'incremento di tessuto.


CONTROINDICAZIONI ALL'IMPLANTOLOGIA

Esistono però delle controindicazioni, ovvero condizioni in cui viene sconsigliata l’implantologia, e queste possono essere assolute o relative, di carattere generale o locale, oppure temporanee o permanenti.
• La storia clinica, attraverso un questionario sulla salute attuale e remota, darà al chirurgo implantologo tutte le informazioni per poter indicare o sconsigliare l’implantologia.
• Devono essere esclusi, temporaneamente, tra i candidati all’implantologia tutti quei pazienti che non hanno una corretta igiene orale, fino a quando non ci sia un effettivo controllo della placca batterica.
• Devono essere temporaneamente escluse le donne in gravidanza. Devono essere esclusi i pazienti che hanno subito trattamenti radianti nel distretto facciale, quelli con diabete non compensabile con terapia appropriata, quelli in corso di trattamento con farmaci immunosoppressori e anticoagulanti.

I pazienti con malattie cardiovascolari e portatori di protesi valvolari devono essere valutati dal cardiologo per il consenso all’implantologia.
Ai soggetti forti fumatori viene sconsigliata la chirurgia impiantare.


L’osteoporosi è una controindicazione relativa al trattamento d'implantologia, considerata la povera mineralizzazione ossea, e quindi la qualità, che viene valutata da caso a caso. L’età, non è un limite di per sé, se non per gravi malattie sistemiche in atto.